Matteo Primatesta, mister 400 gol - I AM CALCIO NOVARA

Matteo Primatesta, mister 400 gol

La maglietta celebrativa di Primatesta
La maglietta celebrativa di Primatesta
VcoPrima Categoria Girone A

Non sono in tanti a potersi vantare di essere riusciti a mettere insieme, in una sola carriera, qualcosa come 400 gol. Matteo Primatesta, attaccante attualmente alla Vallestrona, ma che ha segnato indossando molte altre maglie soprattutto nel Vco (Crevolamasera, Vogogna, Ornavassese, Baveno, Fomarco, Piedimulera e Fondotoce, prima della parentesi nel Novarese a Briga), è uno di questi, uno di quei bomber che al solo nominarlo viene già il mal di testa al povero difensore che si troverà ad incrociare con lui i tacchetti, nella speranza di incappare in una delle poche domeniche in cui l'attaccante ossolano decide di prendersi una pausa dalla voracità di reti da gonfiare. Il gol segnato domenica nel deludente pareggio interno con la Sanmartinese è quello che, stando ai calcoli dell'attaccante (anche se c'è chi dice che il traguardo sarebbe stato già ampiamente tagliato...), permette di festeggiare sul campo un obiettivo superlativo, ma che potrebbe ancora essere migliorato nelle prossime stagioni, in cui Primatesta si vede ancora in campo.

- Matteo, anche solo parlare di 400 gol desta sicuramente sensazioni: tu che sei l'artefice di questo prodigio, che cosa hai provato quando ti sei reso conto di esserci arrivato?

"Sicuramente tanta gioia perché è un bel traguardo; ultimamente tanti giocatori hanno festeggiato chi i 200, chi i 150 gol e vedere che sono tutti o quasi miei coscritti, anche se magari questi gol sono arrivati in categorie superiori, mi fa pensare che alla fine qualcosa di buono ho fatto anche io".

- E' difficile trovare, seppur a livello dilettantistico, un giocatore capace di segnare con così tanta regolarità non solo tra gli attaccanti ancora in attività ma anche nella storia delle nostre province: credo che per te sia anche questo motivo di grande orgoglio.

"Sì, pensare ai risultati che ho raggiunto mi rende veramente felice. Spesso per una punta il difficile non è trovare l'annata in cui vai a segnare 20-25 gol, il problema è confermarsi tutti gli anni. Io sono riuscito a tenere una certa costanza in tutte le competizioni che ho affrontato e questo mi ha portato a tagliare questa quota. Negli ultimi anni forse ho segnato un po' meno, ma anche perché è cambiato il mio modo di giocare, ridendo spesso dico che sono diventato più altruista, ma è vero: la maturazione mi ha portato a giocare maggiormente con la squadra piuttosto che andare a cercare il successo personale. Quando ero più giovane la forza e la velocità mi permettevano di sostenere quasi da solo il peso dell'attacco, ora la carta d'identità mi porta ad essere anche più altruista. Anche quest'anno però, con ancora quattro giornate da giocare, siamo già a 14 in campionato e senza tirare i rigori, non mi posso lamentare".

- Tra 400 gol non sarà sicuramente facile scegliere quello più bello e forse neanche quello più importante. Quali sono i primi che ti vengono in mente?

"Se ti devo dire il più bello a livello di gesto tecnico, sceglierei quello fatto durante Bellinzago-Piedimulera nell'anno in cui il Bellinzago ha vinto il campionato di Prima Categoria: fuori casa, ero al limite dell'area, arriva il cross di Mammucci e in rovesciata l'ho messa in porta, mi ricordo che Falconelli non ha avuto neanche il tempo di muoversi. Questo a livello tecnico è sicuramente il più bel gol che abbia mai fatto. Il più importante invece non è uno solo, ce ne sono stati tanti per fortuna: la finale dei playoff di Prima Categoria con il Piedimulera in casa del Suno, per esempio: eravamo sotto 1-0 al 90', poi Nino ha pareggiato e io nel primo tempo supplementare ho segnato il gol vittoria. Oppure il gol in finale di Coppa con il Fomarco contro il Cavaglià, il gol salvezza con il Baveno in Promozione contro la Dufour Varallo... A livello di ricordi piacevoli per fortuna ce ne sono tanti".

- Hai fatto coppia con tanti attaccanti nella tua lunga carriera: qual è quello con cui senti di esserti espresso al meglio, quello che esaltava al massimo le tue caratteristiche?

"I numeri dicono che la coppia migliore è stata quella composta da Primatesta e Margaroli, due anni fa tra campionato e Coppa siamo riusciti a fare in due circa ottanta gol. Funzionavamo a meraviglia insieme ed un compagno di reparto così credo di non averlo più avuto e difficilmente ne troverò un altro. Il giocatore che invece ha fatto esaltare al meglio le mie qualità, quello con cui mi sono trovato meglio, è stato probabilmente Cantadore a Piedimulera: secondo me lui è la seconda punta che tutte le prime punte vorrebbero: è altruista, forte e veloce, il classico giocatore che salta l'uomo e ti mette la palla facile facile da spingere in porta. Probabilmente a livello di partner d'attacco Cantadore è in assoluto il preferito".

- Non hai quasi mai voluto salire di categoria, nonostante molte volte ti sei guadagnato sul campo la possibilità di giocare più in alto, preferendo cambiare aria dopo un successo. Sai spiegare il perché di questa scelta che si è ripetuta nel tempo?

"Non c'è un solo motivo, ma è stata una scelta fatta per una serie di fattori. L'unico vero rimpianto della mia carriera è quello di non aver mai avuto la possibilità di disputare un campionato di Promozione con una squadra attrezzata per vincere. Ho sempre conquistato questa categoria sul camp,o ma mi sarei trovato a giocarla con una squadra che partiva da neopromossa, con tutte le difficoltà che ne concorrono. Che potevo starci in Promozione alla fine l'ho anche dimostrato nell'ultimo anno a Fomarco, dove sono riuscito a fare 16-17 gol. La mia pecca è che ho sempre vissuto troppo per il gol e quindi immaginare una Promozione in cui ti devi salvare e magari stai una, due o magari anche tre partite senza segnare mi faceva stare male. Ho sempre preferito giocare in Prima Categoria per provare a vincere il campionato e, ad esclusione dell'anno scorso a Briga dove per tanti motivi ho sbagliato la scelta all'inizio dell'anno e quest'anno in cui tanti infortuni ci hanno impedito di lottare fino alla fine, me la sono sempre giocata per vincere qualcosa. Ho sempre preferito essere uno dei pochi che uno dei tanti".

- Davvero non ti è mai mancato il cimentarti con le categorie superiori, rinunciando a qualche gol per giocare in un contesto magari più stimolante?

"Non sono mai stato di quelli che avevano bisogno di riempirsi la bocca dicendo di giocare in Eccellenza o in Promozione. Qualche anno fa mister Pissardo mi fece la proposta di andare a Baveno a fare la terza punta in Eccellenza, ma non vedevo proprio l'utilità di fare una scelta del genere. Io gioco perché mi piace scendere in campo, mi piace segnare e probabilmente la Prima Categoria era il mio ambiente ideale e sono contento di averci giocato tanti anni. Poi, ripeto, se fosse arrivato il progetto giusto in Promozione mi sarebbe piaciuto provarci, ma in Ossola siamo sempre un po' chiusi a livello calcistico, questa possibilità non c'è mai stata e quindi non rimpiango niente".

- Uno dei tuoi difetti più grossi, come hai ricordato anche tu prima, è sempre stato quello tipico dell'attaccante, l'essere un po' egoista per cercare la conclusione in prima persona: te ne riconosci altri e quali sono invece le tue caratteristiche migliori?

"Un difetto ulteriore è probabilmente quello di essere troppo buono, inteso ovviamente con gli avversari: non mi arrabbio mai abbastanza e quindi spesso e volentieri in campo le prendo e soffro le marcature dure. Per quanto riguarda l'altruismo, credo che un attaccante quando comincia a trovarsi cinque o sei metri fuori dall'area deve fare quello che si sente: io ho sempre avuto il vantaggio che, facendo gol, ho subito pochi rimbrotti per questo mio modo di fare... Per quanto riguarda i pregi, la prima cosa che mi viene in mente è la mentalità: io mi sono sempre divertito giocando a pallone e tutto quello che facevo, dagli allenamenti alla partita, l'ho sempre fatto con passione. Non mi è mai pesato lavorare duramente sul campo e lo faccio tuttora, non ho mai avuto problemi il sabato a tornare a casa presto senza aver bevuto neanche una birra e questo credo sia alla base della mia longevità, perché ho cominciato a giocare in prima squadra a diciott'anni e ora ne ho trentotto. Per un po' di anni la mia parte l'ho fatta e credo che se tutto andrà bene un paio di stagioni me le concederò ancora. Ho sempre visto questo impegno quasi a livello professionistico, sono interista e il mio idolo è Javier Zanetti: ho letto il suo libro e in tante cose che lui dice mi rivedo, nel modo di intendere il calcio e nell'amore verso questo sport. Se invece devo fare un paragone con un attaccante, il più vicino al mio modo di essere è sicuramente Pippo Inzaghi: dentro l'area è il posto dove rendo di più, ho questo dono di essere sempre nel posto giusto quando arriva il pallone. Sarà fortuna, sarà intuito, non lo so, ma questa è una cosa che non si allena, o ce l'hai o non ce l'hai, non c'è una spiegazione. Infine, ma non per ultima, una delle mie caratteristiche migliori è l'ossolanità, me ne sono accorto per la prima volta l'anno scorso, nella stagione di Briga: noi ossolani a livello di passione, di orgoglio e di grinta quando è il momento abbiamo qualcosa in più. E' giusto dire che siamo meno tecnici perché giochiamo un calcio molto più fisico, ma nei momenti di difficoltà sappiamo tirare fuori dal cilindro qualcosa che gli altri forse non hanno".

- La stagione della Vallestrona è stata strana: partiti con grandi aspettative, anche di lotta per il vertice, vi trovate ora nella situazione scomoda di chi deve lottare con i denti per non perdere anche i playoff. Come ti spieghi un'annata in chiaroscuro?

"Purtroppo è una stagione nata storta. La squadra era stata costruita da Masoero e dai dirigenti in una certa maniera, per giocare con un modulo ben definito, ma praticamente ancora prima di iniziare abbiamo perso una pedina per noi fondamentale come Matteo Cerutti in mezzo al campo e da lì sono cominciati i problemi. A questi aggiungi un paio di giocatori che alla fine non hanno reso come avrebbero potuto, perché rientravano da infortuni e poi tutta una serie di incidenti fisici che hanno tolto di mezzo a turno varie pedine; siamo arrivati a metà stagione con mister Masoero che non ha mai potuto schierare la formazione che aveva in mente. In sede di mercato sono arrivati Gambale e Palfini che ci stanno dando una grossa mano, ma probabilmente non è bastato. Peccato, perché con le premesse di inizio stagione sono sicuro che ci saremmo potuti giocare tranquillamente il nostro secondo o terzo posto".

- Non tutto ancora è perduto perché i playoff, se dovessero arrivare, sono ancora tutti da giocare: voi credete che sia possibile provare a fare il salto di categoria scegliendo la via più impervia?

"La società ci ha chiesto di arrivare ai playoff e continua a ribadirci che per noi dev'essere l'obiettivo della stagione. Poi è chiaro che se ci dovessimo arrivare, possiamo giocarcela con tutti: il Trecate lo abbiamo battuto, meritando oltre quello che diceva il risultato non più tardi di un paio di giornate fa, ma se non riusciamo a recuperare qualche uomo diventa difficile anche a livello fisico, perché abbiamo giocato sempre più o meno gli stessi e c'è bisogno di tirare un po' il fiato in vista della volata finale. Se questo invece non succede, la vedo dura anche solo arrivare ai playoff perché dobbiamo affrontare Inter Farmaci, Crevolese che sta facendo molto bene, Agrano che per noi è sempre un derby e poi il Vogogna che magari si starà giocando il secondo posto: un calendario durissimo. Se poi ci mettiamo anche del nostro andando a pareggiare gare alla portata come quelle con Olimpia Sant'Agabio, con Varzese e Sanmartinese, le cose si complicano a dismisura".

- Il cambio in panchina, con l'avvicendamento tra Masoero e Martinelli, è stata una scelta positiva per il Vallestrona?

"Quando le cose non vanno bene il primo a pagare purtroppo è sempre l'allenatore. Credo che Masoero abbia scontato anche degli errori non suoi, fosse anche arrivato Mourinho quando hai solamente dieci giocatori da schierare le scelte sono pressoché obbligate. Martinelli si sta dando da fare impegnandosi all'inverosimile per aiutarci in tutto e per tutto, ma la situazione non è poi cambiata di molto, anche se all'inizio un po' per l'inerzia del cambio del tecnico e un po' per orgoglio le cose sembravano migliorare. Quando però non ne hai davvero purtroppo non ne hai, siamo arrivati un po' alla frutta in questo finale di stagione".

- Stai già pensando al futuro, visto che hai detto che un paio di stagioni te le concederai ancora? Resterai qui al Vallestrona o c'è voglia di cambiare aria?

"Non so ancora niente, perché semplicemente con la dirigenza non ho ancora parlato. Io, al di là delle difficoltà che ci sono state quest'anno, ho trovato una società davvero eccezionale: questa è una comunità che vive tutta insieme per il calcio, che fa sacrifici e a cui mi sento molto vicino anche per il modo di intendere l'impegno. Penso però anche che ho due figli e quindi non mi dispiacerebbe, qualora ce ne fosse la possibilità, avvicinarmi a casa: non dico a Premosello, anche se stando così le cose potrebbe tornare in Prima Categoria; già la scorsa estate c'era stata una chiacchierata anche con il Vogogna e quindi qualcosa si potrebbe muovere anche questa estate. In ogni caso a me piacerebbe ancora giocare per vincere qualcosa, fisicamente mi sento bene e durante gli allenamenti e la preparazione riesco ancora a tenermi i giovani dietro, per cui vuol dire che ancora qualche cartuccia da sparare c'è".

Carmine Calabrese

Prima Categoria Girone A

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