Stangata Olimpia Sant'Agabio, parlano i tifosi - I AM CALCIO NOVARA

Stangata Olimpia Sant'Agabio, parlano i tifosi

Olimpia, partita persa e maxi squalifica
Olimpia, partita persa e maxi squalifica
NovaraSeconda Categoria Girone B

La gara tra Olimpia Sant'Agabio Borgolavezzaro, valevole per il girone B di Seconda categoria, è stato il caso dell'ultima settimana con la partita non terminata per una sospensione decisa dal direttore di gara dopo un'aggressione subita in campo ad opera di un giocatore della squadra di casa, Abdellah El Ayouni, con gli ospiti in vantaggio per 2-1 a poco più di un quarto d'ora dal termine. 

Si attendeva, come puntualmente è avvenuto, l'assegnazione del 3-0 a tavolino a favore della capolista del girone per una gara di fatto mai terminata ma dal Giudice Sportivo è stata usata la mano pesante anche nei confronti del giocatore dell'Olimpia, squalificato per due anni in seguito ai fatti descritti nel referto dal direttore di gara, dal quale si evince il quadro di un'aggressione in piena regola:

"... nello specifico, riferisce il direttore di gara che al minuto 30 del secondo tempo di gioco, dopo che aveva assegnato un calcio di rinvio in favore della A.s.d. Borgolavezzaro, il Sig. El Ayouni correva verso di lui con foga, protestando e urlando al suo indirizzo improperi. Non appena giunto di fronte all'arbitro, il giocatore lo colpiva con una violenta manata al mento e lo spingeva con forza, facendolo cadere a terra. Non appena rialzatosi, il direttore di gara mostrava al Sig. El Ayouni il cartellino rosso, mentre il tesserato cercava di divincolarsi dai compagni che lo trattenevano per aggredire nuovamente l'ufficiale di gara che, dolorante ed in stato di shock per l'aggressione subita, decideva di sospendere la partita. Giunto nel proprio spogliatoio, l'ufficiale di gara si automedicava con del ghiaccio e chiedeva l'intervento delle Forze dell'Ordine, temendo nuove condotte violente ai 29 suoi danni anche da parte dei sostenitori della A.S.D. Olimpia Sant'Agabio, che per tutta la durata della partita gli avevano rivolto pesanti insulti. Giungevano così all'impianto sportivo due volanti della Polizia, e gli agenti scortavano l'arbitro in Questura, per verbalizzare il suo esposto. La mattina seguente, in ragione del persistente dolore a mento e mandibola, il direttore di gara si recava al P.S. dell'Ospedale "Maggiore della Carità" di Novara, ove venivano eseguiti gli accertamenti diagnostici del caso, che fortunatamente escludevano lesioni e/o fratture..."

Il comunicato ufficiale diramato dal Comitato Regionale Piemonte e Valle d'Aosta non lascia dubbi in merito alla dinamica di ciò che sia successo, ma prevede solamente una versione dei fatti, senza contraddittorio. Lungi da noi, perché assolutamente non presenti, la volontà di confutare questo quadro ma in Redazione ci è stata recapitata una seconda versione, a firma di una tifosa della formazione novarese, che merita quanto meno di essere letta perché scritta in modo pacato, senza eccessi, con cognizione di causa. Resta sempre il punto di vista di un tifoso, quindi una versione "di parte", come tuttavia lo è anche quella del direttore di gara, spesso un ragazzo lasciato solo ad arbitrare su un campo "caldo", investito da insulti di ogni sorta ad ogni decisione presa, giusta o sbagliata che sia; ma pur sempre un uomo, che per questo può anche sbagliare. 

Nessun tribunale dunque, nessuna voglia di sostituire il nostro ruolo a quello di chi è chiamato a giudicare, solo la volontà di "dare voce" a chi abitualmente non ce l'ha, quanto meno in campo ufficiale. E poi che ognuno tragga le proprie conclusioni, con la speranza che episodi di questo genere si diradino sempre di più sui nostri campi di provincia.

"Caro Arbitro,

quello che è successo domenica scorsa durante la partita mi ha lasciata perplessa…

Riviviamo insieme il momento: circa 60 ° minuto, tensione. Un giocatore ti si avvicina con energia, sicuramente un po' troppa e non giustificata. Giustissimo cartellino rosso. I suoi stessi compagni lo allontanano e lo puniscono. Tutto sfuma in 30 secondi.

Ma non per te. Sospensione del match, barricata nello spogliatoio, chiamata alla polizia. In un incredulità comune tra giocatori, società e noi tifosi..

Sappiamo che il calcio è un mondo dove le emozioni corrono veloci, ma qui siamo passati dallo sport a un episodio di “grave violenza”. Minacce dove c'erano parole, spintoni dove c’è stata una caduta. Ripeto, irragionevole comunque, perché nessuno ha dato il diritto a quel ragazzo di avvicinarsi a te! Però forse siamo andati oltre.

Prima di tutto, lasciami dire che ho notato un certo... pregiudizio nel tuo approccio? Un'impressione già formata prima di arrivare a Sant'Agabio, magari influenzata da chiacchiere o vecchi stereotipi?

Ti scrivo questa lettera non tanto per contestare la tua decisione di sospendere la partita - ormai è successo! - ma per condividere con te una piccola riflessione su ciò che il calcio rappresenta per noi e per chi scende in campo ogni domenica.

La domenica non è un giorno qualsiasi, è il giorno in cui, dopo una settimana di lavoro, di studio, di impegni familiari, i ragazzi possono finalmente indossare quella maglia. È il giorno in cui si ritrovano per condividere la passione per questo sport. Ci sono quelli che aspettano pazientemente la loro occasione, seduti in panchina, sperando di poter entrare anche solo per gli ultimi dieci minuti. Ci sono i giovani che esordiscono. E poi ci sono anche i veterani, quelli che hanno superato i quaranta, che magari hanno perso un po' di velocità, ma non quella passione che li ha spinti a cominciare tanti anni fa. Ogni domenica è una storia a sé.

E poi arriva un episodio come quello di domenica, dove un gesto (ripeto, SBAGLIATO e punito!) è stato trasformato in violenza. La VIOLENZA è qualcosa di gravissimo, inaccettabile nello sport, nel calcio, nella vita. Se si tratta di violenza.

Capisco che le decisioni vanno prese in frazioni di secondo e che la pressione è alta. Ma a volte, quella pressione può trasformare ombre in minacce, sguardi in aggressioni. La tua decisione di interrompere la partita, di chiuderti nello spogliatoio e di chiamare la polizia ha avuto un impatto enorme. Non solo sulla partita, ma anche sulla squadra.

In conclusione, caro arbitro, comprendo il peso delle tue responsabilità e rispetto il ruolo che rivesti. Ma ti chiedo di ricordare sempre che, al di là delle regole, dei fischi e dei cartellini, ci sono persone che dedicano tempo, energie e passioni a questo sport. Persone che meritano rispetto, proprio come te.

Io, avrei preferito continuare a vedere giocare a calcio, piuttosto che diventare protagonista involontaria di un thriller.

Una tifosa"

Carmine Calabrese

Seconda Categoria Girone B

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