Collagene

Ore 12.30 stadio Olimpico Lazio-Roma.
Al minuto numero 38 Lorenzo Pellegrini segna. E’ il gol che porta alla vittoria del derby della capitale. Pellegrini, ormai ex capitano, ad un passo dal lasciare la Roma con il calciomercato estivo si commuove: un gol che vale la vittoria ma anche il ritorno da un infortunio, sfogo, rabbia, gioia, rivincita. Un gol che vuole dire derby, vuole dire fiducia e vuole dire, ancora una volta, Roma.
Ore 15.00 stadio Piola Novara FC- Pro Vercelli.
Con la distinta in mano dribblo tra i numerosi tifosi e della formazione noto che spicca qualcosa: Roberto Ranieri parte dalla panchina. Scoprirò poi dal post conferenza dello stesso mister che non sono state delle improvvise condizioni fisiche avverse ad averlo lasciato fuori dai giochi ma una semplice e voluta scelta tecnica. Il capitano, in panchina, in un derby. In quel derby. Un messaggio chiaro agli avversari: nessuna leadership, nessuna gerarchia, nessun “nonnismo” benefico di squadra. Un messaggio chiaro in un derby storico: la squadra è caratterialmente affondabile. Appunto.
Che a Zanchetta non importasse rispettare la figura del capitano - ovviamente in condizioni fisiche sane - per lo meno subordinandola alle sue volontà tattiche, ce lo aveva fatto capire nella scorsa partita contro la Pro Patria (altro “derbyno”) quando la fascia l’avevano indossata tre giocatori, in corso d’opera (Ranieri-Bertoncini-Lorenzini).
Convinto delle sue azioni nonostante un’amarissima sconfitta di cui sentiamo tutti ancora il brutto sapore, il mister conferma nel post conferenza di domenica che rifarebbe le stesse scelte anche se la prestazione di Malaspina sia stata l’opposto di quella che avremmo sperato o che sia andato, anche tutto il resto, a rotoli. Nonostante l’averla pagata cara.
Ranieri non è stato immune da errori - fomentati poi da una squadra che ha giocato letteralmente ad minchiam - e distruggere le uniche e poche certezze che questa squadra ha dimostrato di avere - soprattutto in un derby - commenta le scelte, e la convinzione di rifarle, in modo quasi spontaneo. Le prestazioni di Ranieri possono subire contraccolpi ma per la squadra è qualcosa di superiore della rassegna stampa del giorno dopo: è un collagene. Proprio come quella proteina che conferisce sostegno a pelle, ossa, tendini e cartilagini. È l’antirughe della squadra perché è il capitano.
Capitano è giocatore d’esperienza e modello da seguire. Capitano è punto di riferimento, che incoraggia, motiva e aiuta nei momenti di difficoltà, nei conflitti interni allo spogliatoio soprattutto con l’introduzione dei nuovi. Porta la fascia non solo come simbolo ma come fiducia che la squadra ha nei suoi confronti e viceversa, non è solo gambe e prestazioni, è colla, nervi, legami. Quello che attacca i pezzi persi. Capitano non può né deve stare in panchina poiché l’immagine della squadra viene frantumata, a prescindere dalle performance.
Ranieri, come “aggravante” , è anche un centrocampista. Togliendo l’ennesimo tassello d’esperienza lì in mezzo il risultato è stato disastroso e di riflesso, lo è stato tutto il resto. Non c’è stata regia, né vasi comunicanti tra i due reparti - già deboli - con un Basso che, non supportato, si è messo spesso nei guai da solo, ed è raro vederlo in difficoltà. Si continua a smantellare il centro, rendendolo nuovo, con la supponenza di chi toglie il cuore e che spera che un corpo possa sopravvivere lo stesso o che l’esperienza possa essere sostituita, a piacimento, con la freschezza. Come se si stesse giocando a FIFA23 con la Play Station.
La determinazione, spesso, viene mascherata e confusa con una cocciuta e pericolosa ostinazione. La grande differenza però è che la prima ti porta all’evoluzione mentre la seconda all’estinzione.